Un'iniziativa che condivido

Questo blog è, per questa sezione, "gemellato" con il blog: http//sosmammo.blogspot.com di Cristiano Camera. Pertanto sugli argomenti della sezione "In - dipendenza" tutti i commenti che verrano postati saranno reindirizzati anche sul suo blog. E' sembrata una buona idea per aumentare la discussione e fare circolare le idee.

giovedì 17 dicembre 2009

Natale!


Ormai manca meno di una settimana al Natale, tutti corrono, tutti si affrettano per gli ultimi acquisti! In questi giorni mi è capitato spesso di sentire trasmissioni in radio o per televisione, che invitavano al ritorno dei "buoni sentimenti", fondamento e senso del Natale, anche in virtù di questa "crisi" che toglie, a molte persone, la possibilità di investire denaro per i regali, e li costringe ad usare le tredicesime per ripianare debiti contratti, ad esempio per il mutuo.
Il Natale è la festa soprattutto dei bambini che aspettano l'arrivo di Gesù Bambino o Babbo Natale, a seconda della tradizione. Certo, i bambini della crisi capiscono poco, forse capiscono poco anche di buoni sentimenti, ma certamente e molto più degli adulti, sono in grado di guardare con gli occhi che scitillano si stupore e di eccitazione alla magia del Natale. I bambini che si affidano incondizionatamente ad un mondo di adulti che troppo spesso li sottovalutano e li deludono. Credo che appartenga all'esperienza di ciascuno di noi l'aver donato un bellissimo gioco ad un bimbo che, per tutta risposta, non ha esitato a giocare con il suo contenitore (la scatola, la carta, o il fiocco..).
La mia riflessione è allora questa: perchè non proviamo ad impegnarci a far passare ad i nostri bambini un Natale all'insegna della qualità. Cerco di spiegare meglio ciò voglio dire: quando parlo di qualtà, mi riferisco al tempo che passiamo con loro. In realtà noi adulti, più siamo presi, più siamo stressati, più trasmettiamo ai nostri bambini l'esatto contrario di ciò che si aspettano. Troviamo il tempo per "preparare con loro" la magia del Natale. Addobbiamo la casa insieme a loro, magari con piccoli lavori fatti insieme. Cosa ci può essere di più divertente che preparare biscotti, segnaposti, centrotavola ecc.ecc. e ritrovarsi tutti (mamma, papà e bambini) a riscoprire delle piccole magie che sono poi quelle che costituiranno il bagaglio di ricordi di quell'infanzia che molti di noi hanno dimenticato. Credo che facendolo, riscopriremmo la magia di Natale!
Auguri a tutti!

martedì 24 novembre 2009

Fiocco rosa o azzurro: l’arrivo di un figlio


Se i nostri Paolo e Francesca sono riusciti a superare indenni le avventure dell’inizio della loro convivenza, di nuove se ne presentano alla nascita di un figlio. Già perché raggiunto un equilibrio costruito a suon di compromessi, tutto trascorre sereno a tal punto che si inizia a pensare di passare da coppia a famiglia. Ecco che la nostra Francesca attende un bambino e ne dà, emozionata, comunicazione a Paolo, ed ecco che i nostri due amici varcano la soglia di una porta che li porterà in un regno incantato da cui però non potranno mai più uscire. Sì perché quando si decide di diventare genitori si compie una scelta irreversibile, che ci accompagnerà per il corso di tutta l'esistenza, qualunque siano le nostre decisioni o scelte future, al di là perfino della decisione di rimanere o meno insieme come coppia. Dopo nove mesi di gravidanza che, giusto per dovere di cronaca, non è una condizione “patologica” ma un evento naturale, nasce un essere meraviglioso “cucciolo di uomo”.
Il primo problema che si presenta è quello della riorganizzazione dei ruoli della coppia. Soprattutto all’inizio, il piccolo tende ad assorbire tutte le energie dei neogenitori, e la giornata risulta scandita dai suoi tempi, tanto che si ha l’impressione di “essere sempre in pista”. La frammentazione dei normali tempi della giornata porta la nostra copia ad avere la sensazione di non dormire mai, di essere sempre impegnata a nutrirlo, cambiarlo ecc. Riorganizzarsi su questi ritmi non è facile e il rischio più incombente è di perdere di vista le proprie esigenze e quelle dell’altro. A complicare il tutto in casa si aggira lo spettro della “gelosia” che in parte viene diretta sul nuovo arrivato, ma in buona misura coinvolge direttamente la coppia, i cui membri sono ora distratti da un terzo, per di più molto esigente, che cattura buona parte delle attenzioni disponibili. La gelosia, per sua natura, porta con sé, i sensi di colpa..( ad esempio “non sono un genitore adeguato perché vorrei che l’altro/a si occupasse di me!”)
Ancora una volta l’unico modo per sopravvivere come coppia risulta essere la comunicazione! Cercare di raccontare all’altro come ci si sente e cosa si prova è un buon viatico per risolvere un problema prima che assuma le caratteristiche di “freddezza”, “disinteresse”, “nervosismo” accuse di non presenza ecc.ecc. Diventa essenziale ritagliarsi dei piccoli spazi: basta anche mezz’ora, mentre il cucciolo dorme!

lunedì 16 novembre 2009

Dal singolare al plurale


Il passaggio dalla condizione di figli a quella di individuo prima e di coppia poi è sicuramente il conseguimento di un obiettivo, ma è anche un momento delicato e non privo di conflitti.
Prendiamo una coppia costituita da Francesca (29 anni) e Paolo (32 anni). Come vuole la tradizione letteraria Paolo e Francesca si amano alla follia e ciascuno dei due vede gli aspetti positivi dell’altro e sottostima gli aspetti un po’ meno positivi. Anzi come tutti gli innamorati che si rispettano addirittura tendono a considerare come pregi anche gli elementi più problematici del carattere dell’altro.
Con il passare del tempo Paolo e Francesca decidono di andare a vivere insieme per formare un nucleo autonomo. Di solito, passati i primi tempi dell’idillio, è proprio in questo primo periodo che iniziano i motivi di conflitto.
Se cerchiamo di allargare la nostra visuale ci rendiamo conto che il “sistema coppia” è inserito in un sistema che comprende almeno tre famiglie: Paolo e Francesca, la famiglia d’origine di Francesca e quella Paolo. Possiamo quindi affermare che ciascuno dei due individui che formano la nostra coppia porta con sé un’individualità che si è formata in un sistema di credenze, abitudini e stili relazionali della propria famiglia d’origine. La famiglia di Francesca, formata da padre madre due figlie e una nonna, è una famiglia molto unita, hanno l’abitudine di mangiare assieme tutte le sere, credono che le coppie giovani per funzionare abbiano bisogno di tutto il supporto e l’esperienza dei membri più maturi, e che sia bene telefonarsi quotidianamente per raccontarsi la giornata. La famiglia di Paolo è costituita da lui e i due genitori. Sono molto indipendenti tra loro, coltivano interessi diversi, anche se questo può portarli a mangiare ad orari separati. Nel loro stile familiare quando si esce di casa ci si guadagna il diritto alla non interferenza e ci si sente se c’è bisogno di qualcosa in particolare.
Paolo e Francesca cercheranno, ciascuno per la sua parte, di portare all’interno della coppia il proprio stile familiare. Possiamo lecitamente supporre che le loro prime discussioni saranno sul fatto che si debba o meno mangiare insieme sempre, oppure saranno sul fatto che Paolo potrebbe sentire come ingerente la famiglia di Francesca e, viceversa Francesca potrebbe sentire come assente/rifiutante la famiglia di Paolo. Se la loro coppia è basata sulla reciprocità nella relazione, cioè se entrambi sentono di avere pari dignità, è altamente probabile che dapprima alternino gli stili con un compromesso del tipo “una volta come dico io e una volta come dici tu”, successivamente il compromesso potrebbe trasformarsi in un vero punto di incontro (ad esempio mangiamo insieme il giovedì e la domenica mentre gli altri giorni solo se i nostri impegni ce lo permettono). In quest’ultimo caso Paolo e Francesca avranno creato una regola relativa solo alla loro coppia che andrà a costituire il primo mattone per una cultura familiare propria e riconosciuta come “regola condivisa della famiglia di Francesca e Paolo”.

sabato 14 novembre 2009

Crisi, conflitto, famiglia

“Crisi” uno dei vocaboli maggiormente abusati in questi ultimi anni, mesi, giorni. Sono anni che sentiamo parlare di “crisi dei Balcani” o di “crisi del Medio Oriente”, oppure sentiamo dire che la finanzia mondiale è in crisi o che c’è una “crisi energetica”. Ultimamente i giornali titolano sulla crisi economica e del lavoro, ma si sente anche spesso dire che “c’è crisi di valori”, oppure che “quella famiglia” o “quella coppia” sono in crisi… Insomma pare che la nostra intera società sia governata dalla crisi, una crisi generale che va dagli aspetti più legati all’organizzazione della società stessa a quelli che riguardano più da vicino i singoli individui.
Se prendiamo la parola “crisi” e ne andiamo a vedere l’origine scopriamo che deriva dal latino “Krinò” che significa separo. Possiamo quindi dire che la crisi è separazione, nel senso del momento di separazione da uno stato ad un altro. Personalmente non ho mai assistito a separazioni (di qualunque genere o natura) al cui interno non vi fosse conflitto. Riprendendo l’inizio del nostro discorso proviamo quindi a sostituire il termine conflitto alle varie accezioni di “crisi” che abbiamo descritto. Per quanto riguarda la crisi dei Balcani o del Medio Oriente è piuttosto evidente che il conflitto risiede nelle contrapposizione di popoli per la difesa/conquista di un territorio, di risorse, di potere ecc. Continuiamo questa specie di gioco di parole e applichiamo il concetto di crisi alle risorse energetiche, anche qui ci troviamo di fronte ad un conflitto tra le esigenze di avanzamento di tecnologie, stili di vita ai quali ci siamo abituati ecc. e risorse di un pianeta, o anche volontà di sfruttamento di queste risorse da un numero sempre maggiore di popoli. Si potrebbe andare avanti e applicare lo stesso gioco a tutte le crisi di cui abbiamo parlato. Sarebbe però un gioco alquanto sterile, in quanto parlare di massimi sistemi è un buon modo di chiamarsi fuori potendo dire “certo non sono in grado di risolvere problemi così grandi”. Diverso è il discorso se procediamo con la sostituzione in questioni più calate nel nostro quotidiano, dentro quei conflitti che ci riguardano da vicino in quanto membri di una coppia, genitori o figli.
In quanto contendenti in un conflitto siamo direttamente chiamati ad utilizzare strategie volte al superamento del conflitto stesso e che, non necessariamente, deve risolversi con un vincitore e un vinto, o con la totale supremazia delle ragioni dell’uno sull’altro.
Proprio come accade per le situazioni ai livelli più alti società, in questi casi sarebbe bene trovare un “terzo”, al di fuori del nostro conflitto in grado di proporre soluzioni “negoziali”, che tengano conto delle esigenze di tutti gli attori, che siano il frutto del miglior compromesso possibile.

Benvenuto

“Ciao, sono Lella Contursi”. Quante volte ho detto questa frase nei miei cinquant’anni di vita! Certo che dirlo ad un interlocutore che ti guarda in faccia o che sente la tua voce è una cosa, ma scriverlo è tutt’altra faccenda!
Sicuramente sono una donna, sono una madre (ma sono anche figlia) e sono una professionista. Nella mia esistenza ho fatto molte esperienze, tutte con una caratteristica in comune: la relazione umana. Ho iniziato occupandomi di “diversamente abili” facendo l’educatrice, poi sono passata ad occuparmi di dipendenze patologiche facendo l’assistente sociale e ora mi occupo di persone che vogliono crescere e sentirsi bene, con se stesse e con gli altri, facendo la psicologa e cercando disperatamente di utilizzare tutto ciò che ho imparato nel corso degli anni con le precedenti professioni.
Posso quindi affermare che la passione della mia vita è stata il contatto, anzi, come ho potuto apprendere nel tempo, il con-tatto. Il tatto, la delicatezza, il rispettare i tempi è la disciplina in cui mi sono specializzata, perché incontrare l’altro non diventi violenza, invadenza o mettersi in cattedra.